Traballa il fronte del "Sì" in Costa Rica, in vista del referendum popolare sul Cafta (Central America Free Trade Agreement) in programma il prossimo 7 ottobre.
Il vicepresidente della Repubblica e ministro della Pianificazione, Kevin Casas (nella foto), si è dimesso (temporaneamente) da tutti i suoi incarichi ed è sotto inchiesta da parte del Tribunale supremo elettorale (Tse). Casas ha invitato il presidente della Repubblica, Oscar Arias Sanchez, ex premio Nobel per la Pace, a "formare un comitato strategico per lanciare la campagna in favore del 'Sì' al Trattato di libero commercio".
Nel lungo memorandum, di sei pagine, datato 29 luglio 2007, il vicepresidente chiede ad Arias Sanchez di sospendere le sedute del Parlamento per permettere ai propri deputati di andare in giro per le comunità a far campagna, "dato che in questo momento la vittoria nel referendum è più importante dell'agenda legislativa". E, per promuovere il fronte del "Sì" a livello locale, lo invita a minacciare tutti i sindaci del partito di governo che "se non 'vincono' il referendum del 7 ottobre nel proprio canton, non vedranno un soldo dal governo nei prossimi 3 anni".Della strategia fanno parte anche "la pubblicazione di materiale di educazione popolare favorevole al Trattato di libero commercio" e "organizzare una mobilitazione di massa". Quello che il fronte del "No", forse del sostegno popolare, sta facendo da mesi.
Casas, poi, suggerisce anche di puntare sullo spauracchio dell'ingerenza straniera. In particolare, sottolineando la vicinanza del fronte del "No" a "Fidel, Chavez e Ortega".
L'indagine amministrativa in corso proverà l'eventuale complicità del capo dello Stato.
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